Il concetto di natura nella filosofia orientale è visto come “trasformazione silenziosa”, cioè l’insieme di tutte le trasformazioni delle quali non ci accorgiamo finché non si palesano a noi. La visione orientale supera il concetto dualistico occidentale, accettando l'idea di un concetto che muta e che varia silenziosamente tra i suoi opposti.
«Chiamerò trasformazione silenziosa una trasformazione che avviene senza rumore, della quale dunque non si parla. Silenziosa in due sensi: avviene senza preavviso, non si pensa nemmeno di parlarne. La sua impercettibilità non rientra nell’ordine dell’invisibile, al contrario si produce in modo manifesto, sotto i nostri occhi, a poco a poco. Però non si nota, per due ragioni connesse: perché è contemporaneamente globale e continua, non si distingue mai a sufficienza, in un punto o in un altro, o da un momento all’altro, per poter introdurre una rottura che possa fissare la nostra attenzione. Oserei dire che non si distingue mai abbastanza per poterla distinguere. Visto che tutto vi si trova coinvolto e che essa si produce nella durata, non c’è nulla che assuma un rilievo sufficiente per farla emergere. Quando infine emerge, la si coglie e se ne parla come di un risultato.»
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(F. JULLIEN,Essere o Vivere,pag.124)
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