venerdì 7 giugno 2019

Bullet train

Secondo Janine Benyus, una scrittrice di scienze naturali americana, i biomimetici sono apprendisti della natura. Ogni volta che si vuole inventare qualcosa, ci si dovrebbe chiedere “e la natura, come avrebbe fatto?”.
Durante un TED talk la Benyus affermò:
«We are part of a brilliant planet, and that we are surrounded by genius.»
TEDGlobal 2009 | July 2009
Ma chi sono questi geni di cui parla? Gli animali !
Uno dei tantissimi esempi riguardo a come l’uomo “chieda consiglio” alla natura, agli animali, è quello del “bullet train” (treno 'a proiettile'); gli ingegneri giapponesi (JR WEST) che lavoravano nella realizzazione di questo treno ad alta velocità, si trovarono davanti ad un problema: ogni volta che esso entrava in un tunnel accumulava un’onda di pressione, creando un’espansione acustica quando usciva.
Tohoku Shinkansen
Bullet Train

Uno degli ingegneri, partecipò ad un inconrto della National Audubon Society, un'organizzazione no-profit statunitense dedicata alla conservazione della natura, intitolata all'ornitologo e naturalista nordamericano John James Audubon. Egli notò come il martin pescatore passasse da un mezzo di una certa densità (l'aria), ad un altro di diversa densità (l'acqua) senza produrre schizzi; così prendendo esempio dal corpo di questo uccello, particolarmente aerodinamico, il treno è stato silenziato, facendolo andare più veloce del 10% con il 15% di elettricità in meno.
     


Biomimesi

Einstein scrisse in una lettera del 3 Gennaio 1954, indirizzata al filosofo Eric Gutkind: «Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata»; dunque non ci resta che imitarla, prendere spunto da essa se vogliamo creare qualcosa di nuovo, se vogliamo migliorare qualcosa che è già stata creata, in quanto può darci tutte le informazioni che cerchiamo. In questo contesto è doveroso citare il ruolo della biomimesi,
«La scienza che usa i processi biologici e biomeccanici della natura come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane: la natura viene vista come Model , Measure e come Mentor della progettazione degli oggetti e dei manufatti tecnici.» (Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Biomimesi)
Uno dei primi a riferirsi alla biomimesi è stato Leonardo Da Vinci, quando, studiando le macchine volanti, faceva riferimento al volo degli uccelli; oppure l’architetto e botanico Joseph Paxton, che a metà del XIX secolo costruì il tetto del Crystal Palace di Londra ispirandosi alla Victoria Amazonica, una pianta acquatica della famiglia delle Nymphaeaceae.

Ingegneria ambientale

L'ingegneria ambientale si pone lo scopo di avvicinare sempre di più le nostre tecniche ai processi naturali, evitando ed arginando per quanto possibile l'impatto che avranno sulla natura. 
Riuscire ad essere sostenibili e 'puliti' passa sia attraverso l'inserirsi coerentemente negli ecosistemi sia attraverso lo sviluppo di economie e processi circolari come la natura.
Riciclaggio dell'acqua nella stazione di trattamento delle acque reflue.




Ingegneria edile


Esempio per eccellenza di rapporto Ingegneria edile - Natura è l’Architettura organica,
 “Una branca dell'architettura moderna che promuove un'armonia tra l'uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale.” (Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_organica)
La Casa sulla cascata di  FrankLloyd Wright è un esempio di architettura organica. Un accordo perfetto tra elementi naturali e artificiali, un capolavoro, l’uomo è perfettamente immerso nella natura.


La casa sulla cascata

Ingegneria genetica


Attraverso l’ingegneria genetica l'uomo prova manipolare la natura: egli è in grado di isolare geni, clonarli ed introdurli in un organismo diverso da quello di partenza, conferendogli caratteristiche nuove; egli è in grado di alterare la sequenza di DNA del gene originale, dando vita ad organismi geneticamente modificati. Dunque è doveroso affermare che l’ingegneria e la natura viaggiano insieme: l’ingegneria studia la natura, cerca di prendere spunto da essa, a volte cerca di manipolarla, tutto affinchè l’uomo ne tragga dei vantaggi.

Ingegneria Informatica e IA

Un punto di incontro tra ingegneria e natura si può trovare in una delle applicazioni dell'ingegneria informatica, le intelligenze artificiali:'Nulla sembra più futuristico dell'intelligenza artificiale (AI). Le nostre previsioni sul futuro dell'IA sono in gran parte modellate dalla fantascienza. A qualsiasi conferenza, in un qualsiasi articolo WIRED, in una qualsiasi galleria di immagini stock che descrivono IA non  si può fare a meno di immaginare le IA come una cyberbabe  (come in Spike Jonze's Her), un Uomo di latta (che voleva solo un cuore ), o, il mio preferito, un cervello-in-uno-spazio- non-adatto-ad-un-cervello-come-la-mano-di-un-robot-o-l-intestino-di-un-androide (come in Krang nelle Tartarughe Ninja). Ma la verità è che le IA hanno in realtà le sembianze di coplicate eqauzioni matematiche. '
(Tradotto da:https://quamproxime.com/tag/philosophy/)
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Krang,'Le tartarughe Ninja'
Tuttavia, per riuscire a replicare una vera e propria coscienza umana, prima la si deve comprendere a fondo; per creare una macchina che agisca e pensi umanamente oltre che razionalmente, e che per questo non riproduca anche gli errori dei suoi creatori, l’uomo deve prima conoscere profondamente se stesso e la natura, soggetti dei suoi studi.

mercoledì 5 giugno 2019

"Wang Fuzhi", la trasformazione silenziosa

Il concetto di natura nella filosofia orientale è visto come “trasformazione silenziosa”, cioè l’insieme di tutte le trasformazioni delle quali non ci accorgiamo finché non si palesano a noi. La visione orientale supera il concetto dualistico occidentale, accettando l'idea di un concetto che muta e che varia silenziosamente tra i suoi opposti.

«Chiamerò trasformazione silenziosa una trasformazione che avviene senza rumore, della quale dunque non si parla. Silenziosa in due sensi: avviene senza preavviso, non si pensa nemmeno di parlarne. La sua impercettibilità non rientra nell’ordine dell’invisibile, al contrario si produce in modo manifesto, sotto i nostri occhi, a poco a poco. Però non si nota, per due ragioni connesse: perché è contemporaneamente globale e continua, non si distingue mai a sufficienza, in un punto o in un altro, o da un momento all’altro, per poter introdurre una rottura che possa fissare la nostra attenzione. Oserei dire che non si distingue mai abbastanza per poterla distinguere. Visto che tutto vi si trova coinvolto e che essa si produce nella durata, non c’è nulla che assuma un rilievo sufficiente per farla emergere. Quando infine emerge, la si coglie e se ne parla come di un risultato.»


(F. JULLIEN,Essere o Vivere,pag.124)